Chiediamoci anche cosa accada all’uomo che purificando la propria anima è pervenuto a conoscenze superiori, che ha realizzato nell’anima immagini spirituali a rappresentazione del Divino che vive e compenetra il mondo: a quell’uomo che fa nascere in sé l’essere superiore, un microcosmo dal macrocosmo; colui che dall’anima purificata fa nascere l’uomo superiore.
Quest’uomo si distingue per ciò che chiamiamo chiaroveggenza.
E se vogliamo rappresentarci l’anima che dà vita all’uomo dall’universo spirituale, ci basta ricordare il quadro della Madonna, il meraviglioso Bambino in braccio alla Madonna. Nella Madonna Sistina abbiamo un’immagine dell’anima umana che nasce dall’universo spirituale. Da quest’anima sorge il massimo che può procreare l’uomo: la propria nascita spirituale stessa, ciò che in lui è la nuova attività creativa del mondo.
Un tempo la base della struttura del nostro mondo era lo Spirito divino stesso, sarebbe del resto insensato cercare uno Spirito nel mondo se questo stesso Spirito non lo avesse creato. Il piú grande enigma dell’umanità ci si presenta come velato nell’immagine della Madonna.
Queste immagini sono cambiate, dalla semplice figura dei primi secoli nelle catacombe, in cui vediamo il Bambino tendere la mano al seno della Madre. Da queste figure semplici un lungo cammino ci conduce al XV° secolo in cui, con molte variazioni, esse diventano sempre piú artistiche, piú pittoriche nel senso attuale, fino a Michelangelo e Raffaello. Ed è come se questi stupendi artisti, pur non avendone piena conoscenza, sentissero una piú profonda verità nel mistero della Madonna.
Se risaliamo molto indietro, troviamo varianti della Madonna in tutto il mondo: nell’India antica troviamo la dea con il piccolo Krishna al petto, allo stesso modo troviamo immagini analoghe nei templi cinesi. Senza andare in terre cosí lontane, contentiamoci delle antiche immagini che, anche vicino a noi, ci rendono in modo cosí significativo la bellezza espressa nella Madonna: osserviamo la rappresentazione di Iside con Horus bambino.
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Tratto da Rudolf Steiner
Raffaello Sanzio da Urbino (1483-1520): Madonna Sistina (1512-1514, olio su tela 265×196 cm)
La Madonna Sistina è un capolavoro straordinario. Quest’opera nei secoli ha affascinato Freud, Goethe e Nietzsche. Ma anche Dostoevskij, che la cita nei Demoni, ne L’adolescente e in Delitto e Castigo. Fino al re di Polonia Augusto III detto il Corpulento, che nel 1754 l’acquista dai monaci neri del convento di San Sisto a Piacenza. Secondo i critici, si tratta di uno dei più bei quadri se non il più bello del maestro di Urbino. È stato dipinto tra il 1512 e il 1514, a Roma, per ordine del suo mecenate Giulio II della Rovere, il Papa che aveva ordinato a Michelangelo la volta della Sistina e allo stesso Raffaello le immortali Stanze Vaticane.
Donata da un Papa nel 1514 e collocata nell’abside di San Sisto, dove ora c’è una copia di Giuseppe Nogari (la fastosa cornice è ancora l’originale), è rimasta a Piacenza 240 anni. Fin quando viene venduta ad Augusto III per la cifra immensa di 25.000 scudi romani, sembra per ripianare i debiti che il monastero aveva contratto col collegio Alberoni. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, i nazisti per proteggerle dai bombardamenti alleati – Dresda fu praticamente rasa al suolo – nascondono la Madonna e altre 1240 opere d’arte nelle caverne vicine alla città. E quando nel maggio del 1945, l’Armata Rossa arriva a Dresda, trova il museo della città completamente vuoto.
A questo punto interviene uno strano figuro. È l’ufficiale dell’esercito sovietico Leonid Volynskij, pseudonimo del pittore Leonid Rabinovich. Stalin l’ha incaricato di trovare ad ogni costo la Madonna Sistina di Raffaello. Volynskij interroga decine di testimoni, usando anche metodi sbrigativi e sguinzaglia i suoi uomini in tutte le direzioni. Fino a quando non trova il tesoro, che viene portato in gran segreto a Mosca. Nella capitale sovietica il quadro viene sottoposto ad un accurato restauro che dura 10 anni, ad opera dei migliori maestri dell’epoca. Nascosta nei sotterranei del museo Puškin, per un lungo periodo i russi negano di averla sottratta alla Germania.
Finalmente, nel 1955, per celebrare il patto di Varsavia, Mosca decide di rivelare il possesso del dipinto e di restituirlo a Dresda. Ma prima lo espone nelle sale del Puškin. E lì avviene una cosa straordinaria. Dal 2 maggio al 20 agosto la Madonna viene visitata da oltre un milione e duecentomila persone, costringendo il museo a tenere aperte le sale dalle 7 del mattino alle 11 di sera per consentire l’enorme afflusso di visitatori.