Azione Meditata
Meditare vuol dire essere presenti nelle nostre azioni. Divenire consapevoli! Meditare significa accettare la ricchezza e affollamento interiore, lasciar scorrere il fiume in piena di emozioni, pensieri, sensazioni, immagini, istinti… Imparare a governare il nostro mondo interiore non da Tiranno ma da Sovrano; comprendere i bisogni di tutte le parti, ascoltare la loro origine e motivazione; sanare le zone impervie, lenire le sofferenze, prendersi cura delle ferite. Vuol dire anche prendere decisioni, agire, scegliere!
Meditazione in latino è Riflessione. Riflessione secondo il vocabolario è l’atto del riflettere o riflettersi. Lo Specchio, ovvero specchiarsi nell’altro, nel mondo, in ogni cosa. L’esterno riflette ciò che siamo, ci consente di vederci. Con l’atto meditativo-riflessivo rivolgiamo l’attenzione al nostro interno. In certe religioni o filosofie orientali, come il buddhismo, la meditazione (vipassana, zazen, samatha) è l’atto di osservare (anche attraverso un’azione di riflessione introspettiva). Osservare tutto ciò che in noi si muove, senza giudicare, solo osservare. Praticare l’osservazione silenziosa, l’ascolto, ci conduce ad uno stato distaccato ed equilibrato. Osservare ad esempio la rabbia senza esserne agito inconsapevolmente, osservare i pensieri senza esserne posseduti, ci dona chiarezza e visione.
Anche nello yoga lo stato raggiunto tramite la pratica della dhyana (termine in sanscrito che indica la meditazione) favorirebbe l’esperienza della “visione” e, ad un livello superiore, dell’Illuminazione, ossia della rivelazione della divinità in noi e fuori di noi. Nell’ambito dello Yoga, la meditazione è il 7º degli otto stadi indicati da Patanjali e si dice che la mente è nello stato di meditazione, dhyana, essa non sta meditando è la meditazione stessa. Questo stadio meditativo trasferito ad esempio in una pratica sportiva vorrebbe dire: “non gioco a tennis, sono il tennis!”, “non sto nuotando, sono il nuoto!”, ecc. Nella pratica di Sahaja Yoga la meditazione è considerato uno stato d’essere che si manifesta come assenza di pensieri, chiamato consapevolezza senza pensieri, dove la mente smette il suo usuale chiacchierio di sottofondo e diventa assolutamente tranquilla. Questo stato di “pura consapevolezza ” può essere raggiunto anche con altri generi di pratiche meditative: ad esempio la Meditazione Trascendentale, che si basa sulla ripetizione di un mantra, il quale raccoglie in sè vibrazioni arcaiche atte ad evocare uno stato meditativo profondo. “Meditare” significa semplicemente “essere”
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La Meditazione non ha una connotazione puramente orientale, ma abbraccia tutte le culture e religioni. Nel Cristianesimo è una forma di preghiera interiore. Una forma particolare di meditazione è la lectio divina, che è una lettura orante di un passo biblico. Il concetto di meditazione è espresso in arabo dal termine tafakkur, che va distinto da dhikr, meglio tradotto come “invocazione” o “memoria”. Comunque i due termini sono unificati nella pratica mistica dell’islam, perché è proprio grazie al dhikr Allah, l’invocazione del nome di Dio, che si raggiunge lo stato adeguato alla meditazione. Il dhikr come metodo spirituale di concentrazione è stato elaborato dai sufi. Esistono molti percorsi personali che non sono all’interno di una religione o una filosofia e di cui la meditazione è strumento indispensabile per approfondire la conoscenza di noi stessi. In questi percorsi è indispensabile la figura di un Maestro. In particolare la meditazione del Buddha Sakyamuni e di altri non era ascritta a nessuna religione o filosofia ma seguiva un cammino personale.
Parecchi studi condotti fin dal 1970 su una tecnica specifica, la Meditazione Trascendentale, hanno evidenziato la sua efficacia nella diminuzione di ansia e stress e nel miglioramento della salute. In seguito furono condotte altre ricerche e meta analisi coinvolgendo altri metodi di meditazione. Studi Scientifici, pubblicati nel 2000 sull’International Journal of Psychotherapy, hanno identificato le seguenti componenti in comune con tutti i metodi meditativi:
– Rilassamento, calma e senso di armonia psichica
– Concentrazione
– Alterato stato di coscienza
– Sospensione dei processi di pensiero logico e razionale
– Presenza di una attitudine alla auto-coscienza ed alla auto-osservazione.
Numerosissimi sono gli studi della comunità medica sugli effetti fisiologici della meditazione. Il Dr. James Austin, neuropsicologo dell’Università del Colorado, ha indicato come la meditazione Zen possa modificare le connessioni nervose del cervello nel suo libro Zen and the Brain (Austin, 1999). Questo è stato confermato mediante risonanza magnetica funzionale sull’attività del cervello. Recentemente uno studio scientifico americano pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato effetti rilevanti della meditazione sul miglioramento delle condizioni di vita: la depressione si attenua, e le difese immunitarie si rinforzano. I ricercatori hanno verificato che il gruppo di studenti che aveva praticato, riportava una concentrazione di cortisolo molto inferiore e una migliore risposta immunitaria rispetto al gruppo di controllo. Dai questionari è anche emerso che la Meditazione aveva abbassato i livelli di rabbia, ansia, depressione e fatica. Il dottor Yi-Yuan Tang, il coordinatore della ricerca ha così dedotto che: “la consapevolezza e l’attenzione sono aspetti della vita che possono essere esercitati, esattamente come i muscoli”.
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