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Le Gerarchie Spirituali

Secondo la tradizione ebraica e successivamente cristiana, gli Angeli sono organizzati in una gerarchia di differenti ordini, detti nel medioevo Cori Angelici. Queste gerarchie consistono in entità intermedie tra Dio e gli uomini, in quanto collegano e descrivono il rapporto esistente fra l’assoluta trascendenza divina e la sua attività nel mondo. Essi, come lo stesso Dio e alcuni esseri umani (Maria), vivono in un Paradiso trascendente, ma nello stesso tempo conservano il potere donato da Dio di servirLo nel mondo, dove si manifestano con parole ed opere.

Le Gerarchie angeliche nei mosaici del battistero di Firenze (XIII secolo). Dall’alto in senso orario: Angeli, Arcangeli, Potestà, Dominazioni, Cherubini e Serafini, Troni, Virtù, Principati

 

In decrescente ordine di potenza esse sono:

Prima gerarchia: Serafini, Cherubini, Troni
Seconda gerarchia: Dominazioni, Virtù, Potestà
Terza gerarchia: Principati, Arcangeli, Angeli

 

A partire da antiche tradizioni misteriche, ogni gerarchia era identificata inoltre con una delle orbite degli astri, dalle quali proveniva un coro, un’armonia recondita conosciuta come “Musica delle Sfere”. Nel canto ventottesimo del Paradiso dantesco è esplicita l’identificazione delle Gerarchie con le Sfere Celesti, disposte in cerchi concentrici attorno a Dio. Un primo accenno alle Gerarchie si ha nell’Antico Testamento, dove nel sogno di Giacobbe appaiono posizionati su una scala che unisce il cielo alla terra. “Signore” è l’unico nome in cui poteva essere chiamato Dio.

La Scala di Giacobbe è un affresco (base 340 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1511 e facente parte della decorazione della volta della Stanza di Eliodoro nei Musei Vaticani.

 

Senza fornire il nome proprio di persona, la parola “Angelo” (del Signore, di Dio) ricorre oltre 100 volte nell’Antico Testamento. La loro presenza sarà più esplicita negli scritti ebraici diffusi fra il III secolo a.C. e il V secolo successivo, quali Hekhalot, ed il Libro di Enoch, dove l’ascesa al cielo dell’omonimo patriarca (Enoch) è descritta come l’attraversamento di successive schiere angeliche fino alla visione beatifica del Nome. Nell’Antico Testamento Angeli e Demoni sono indicati dalla stessa parola ebraica (stessa sostanza, diversa libera scelta), per cui nomi in testi antichi o apocrifi, potrebbero facilmente riferirsi ad entità ostili.

Secondo ulteriori concezioni astrologiche ed esoteriche, risalenti a remote dottrine iniziatiche, e riprese anche da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, ogni Gerarchia Angelica dominava su una delle nove Sfere Celesti ruotanti al di sopra della Terra, da intendere come le orbite planetarie di luoghi celesti di cui i diversi pianeti non sarebbero che una manifestazione riduttiva a livello fisico. È questa una delle rappresentazioni più recenti dell’Angelologia sviluppatasi a partire dalla Scuola Antroposofica creata dall’esoterista Rudolf Steiner.

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