Qui di seguito un estratto della Tesi di Ilaria Delmonte elaborata in occasione del Corso di Mental Coaching, organizzato presso l’Università Bocconi di Milano, dalla Società Sportiva Bocconi Sport Team in collaborazione con i Docenti/Coach Amanda Gesualdi ed Alberto Biffi.
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All’inizio di questo anno scolastico, perdonate la classificazione ma da neo-laureata ragiono ancora con questo calendario, ho intrapreso un percorso che, sinceramente, non pensavo mi avrebbe lasciato un bagaglio di esperienze così ricco e utile al suo termine. L’ho iniziato un po’ per gioco, anche poco consapevole del mondo fantastico nel quale mi stavo addentrando, spinta principalmente dalla tesi di laurea che stavo scrivendo, che aveva come focus il Workplace Wellness e quindi anche il miglioramento delle performance dei dipendenti attraverso la riduzione dello stress, il controllo dell’alimentazione e l’attività fisica. Ammetto a distanza di mesi, di aver scelto di seguire questo corso, che ora mi sembra quasi riduttivo definire così, anche con una certa dose di opportunismo e presunzione: volevo essere in grado di migliorare la performance dei manager d’azienda, quello che non immaginavo però è che i grandi risultati li avrei ottenuti su di me.
Durante questi 8 mesi di lavoro ho scoperto la persona che sono, sono stata costretta a pormi domande scomode che in 25 anni di vita avevo abilmente “dribblato” proprio perché troppo indaganti e imbarazzanti; ho capito come affrontare le situazioni e gli ostacoli che la vita ci pone davanti nel migliore dei modi, ho imparato a perdonarmi e a saper reagire, ma non uniformandomi a un modo comune, come unica via perseguibile, bensì ricercando e studiando la “mia”, per comprenderla e migliorarla. Ho capito che siamo tutti diversi, e questo è un bene. Ma soprattutto, ora so che prima di aiutare gli altri bisogna saper aiutare se stessi. Per questo motivo la mia tesina porta questo titolo: “La peak performance e come raggiungerla”, mi verrebbe quasi da aggiungere “storia di un successo” perché lo è stato; grazie a tutti gli insegnamenti ricevuti, e al percorso fatto con Alberto e Amanda, Coaches estremamente competenti e pieni di voglia di trasmettere il proprio sapere. Ho raggiunto un traguardo che non avrei mai sperato di ottenere, ho discusso la mia tesi di laurea raggiungendo per la prima volta nella mia vita, la peak performance.
Ho raccolto tutto il materiale per scrivere questa tesina, e come in una roulette russa ho scommesso tutto sul 26 marzo, data della discussione della mia tesi magistrale, poteva andarmi bene o male, questo non lo potevo sapere. Quello che sapevo era l’impegno, lo studio e l’applicazione delle tecniche insegnatemi durante gli incontri, che ho scrupolosamente utilizzato al fine di arrivare al giorno X essendo pienamente nella Zona. Così è stato, e visto che ho capito durante questi mesi, che prima di aiutare gli altri bisogna essere in grado di aiutare se stessi, la mia tesina parlerà di me e di come mi sono “aiutata” raggiungendo un traguardo che fino ad un anno fa ritenevo irraggiungibile. Ma, come insegna qualcuno più saggio di me nella poesia Itaca, l’importante non è l’arrivo, ma il percorso fatto e i tesori raccolti lungo la strada.
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Per avere e costruirsi una propria Filosofia personale bisogna prima comprendere in che momento ci troviamo, o meglio in che stato dello sviluppo della nostra persona, in quanto essere umano, siamo in questo preciso momento della vita. Per farlo è utile partire guardando gli Archetipi, veri rivelatori e utili mezzi per comprendere non solo la persona che abbiamo davanti e con il quale intratteniamo una relazione, che sia di lavoro, di coaching o di amicizia, ma soprattutto noi stessi: se sappiamo cosa siamo ora possiamo comprendere meglio quello che dobbiamo cercare in futuro per migliorarci. Nello studio di questi è stato particolarmente utile il libro di Carol Pearson – Risvegliare l’eroe dentro di noi.
Gli Archetipi si muovono attraverso 3 corpi: Io, lo Spirito, il Sé, attraverso quindi il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro, come nel destino finale dell’Ovoide di Assagioli, veniamo spinti verso un’evoluzione che, attraverso gli eventi della vita che ci vengono posti davanti, ci aiuta a crescere e a cambiare. Soprattutto attraverso momenti di crisi. Questa parola mi è sempre stata molto a cuore, fin da quando ne ho conosciuto la sua etimologia greca. La parola Crisi, spesso utilizzata con accezione negativa per indicare il peggioramento di una situazione, deriva invece dal verbo greco Krino che significa discernere, valutare, separare e vuole indicare piuttosto un momento di riflessione, che può essere positivo in quanto crea il presupposto necessario ad un miglioramento, per una nuova rinascita e un rifiorire prossimo. Niente di più corretto, almeno per quanto mi riguarda. Mi sono trovata spesso durante la mia vita a dover superare degli ostacoli e altrettante volte non riuscivo mai a vederne il lato positivo o la “luce in fondo al tunnel”, di mia natura infatti venivo sempre posta davanti a un momento di sconforto, di rottura, di separazione, che sempre però è terminata con un miglioramento, con una personale evoluzione in una versione migliore di me. Per questo la parola crisi deve cessare di avere un’accezione negativa, o ancora peggio di essere evitata. Penso piuttosto che la crisi, se non si manifesta in modo “naturale” attraverso un ostacolo da superare o una persona incontrata nel nostro percorso, vada ricercata. E sarà fondamentale che lo stesso Coach la “crei” al proprio Coachee attraverso le giuste domande, perché solo così si può migliorare: solo uscendo dalla propria Comfort Zone possiamo scoprire e liberare le nostre potenzialità. Io le mie ho provato ad analizzarle e, come anticipato prima, mi è stato molto utile lo studio degli Archetipi; credo di essere ancora molto giovane per pensare che questa situazione sia immutabile nel tempo, anzi mi auguro che tante altre Crisi ci saranno nella mia vita se serviranno a migliorarmi. Di seguito andrò ad elencare e a descrivere brevemente gli archetipi che hanno caratterizzato il mio passato e guidano il mio presente.
Nella mia infanzia sono stata un’Innocente ombra, la mia famiglia mi ha accudito con le migliori cure e la mia situazione è stata ottimale, fino a quando mio padre è stato trasferito per lavoro e io non lo vedevo se non durante il weekend, essendo figlia unica ho subito capito che tutto il peso della mia gestione e dei miei comportamenti sarebbe ricaduto unicamente su mia mamma, e inconsciamente ho iniziato a crearmi una sorta di corazza che mi sarebbe servita da lì al futuro per riuscire a superare le difficoltà da sola. Da lì nasce il mio archetipo in ombra, in ombra perché è sempre stato caratterizzato da una grande negazione, quella del “non aver bisogno degli altri”. Ci sono stati tanti momenti negativi, che ho sempre nascosto con la felicità senza rendere mai nessuno partecipe di questi, perché dovevo essere più forte di tutti e non dovevo mostrare a nessuno le mie fragilità. A distanza di quasi vent’anni da quel periodo mi ritrovo ad avere ancora lo stesso problema, e a negare l’evidenza che io, come tutti gli esseri umani, necessitiamo del supporto e del conforto di qualcuno che ci sostenga in momenti particolari della nostra vita.
Un altro archetipo che ritrovo nella mia vita è quello del Guerriero, ma questa volta in luce. Mi sono da sempre battuta per vincere, con coraggio e disciplina, portando alla luce tratti del mio carattere e della mia personalità quasi più maschili che femminili. Delle caratteristiche tipiche di questo archetipo ritrovo anche oggi molti elementi: la concentrazione, la determinazione, il distacco emotivo e la lealtà. Un altro archetipo che ho ritrovato spesso è quello del Cercatore ombra, sempre alla ricerca perenne del perfezionismo nei miei confronti senza perdonarmi nessun errore o imperfezione. Ma alla fine di questo percorso posso ammettere di essere migliorata sotto questo punto di vista e di aver capito che questo mio approccio verso la mia persona non può che danneggiarmi alla lunga. Non mi sento ora di ricercare in me gli Archetipi successivi, nonostante in alcuni mi riconosca, perché penso che si svilupperanno al meglio con la maturità, anche grazie all’esperienze che farò nella mia vita, guidata dagli insegnamenti ricevuti durante questa esperienza.
Riprendendo il filo del discorso e ritornando a quanto stavo dicendo all’inizio, credo che gli Archetipi andrebbero sempre studiati al fine di capire al meglio la persona che si è, per poi affrontare anche tutte quelle che incontreremo nel nostro cammino. In particolare dallo studio della mia persona attraverso gli archetipi, ho capito qual è la mia filosofia personale: la ricerca della crisi come forza distruttrice/rinnovatrice per migliorarsi. Credo che la capacità di affrontare la crisi, come descritta in precedenza, rappresenti la chiave di volta per il successo di una persona. Le persone di successo sono persone che hanno accettato i cambiamenti stravolgendo la propria vita e soffrendo ogni volta per poi combattere e poter dimostrare a sé stessi di avercela fatta anche sta volta. Questa situazione potrebbe essere paragonata alla forza dell’archetipo del Distruttore, una distruzione che, almeno nel mio caso, devo quasi autoprovocarmi per essere in grado di reagire al meglio superando anche gli ostacoli più alti che la vita mi pone davanti. Ecco che, senza generalizzare o arrivare a tutti i costi a provocare situazioni estreme ai propri coachee, penso che potrei migliorare e aiutare gli altri a risolvere i propri problemi, attraverso l’incontro con la Crisi, come situazione di analisi della propria vita in grado di creare una forza distruttiva che porterà, come con l’araba fenice, a risorgere dalle proprie ceneri.
La filosofia dell’allenamento mentale in questo caso è quella della percezione della situazione attuale, dell’immersione del qui e ora, senza fuggire alle sofferenze, ma lasciandosi attraversare da esse. Solo non fuggendo dalle situazioni e rimanendo concentrati nel viaggio, si potrà migliorare affrontando i propri draghi, uscendone vittoriosi e migliorati. La nostra vita oggi ci porta alla continua ricerca del risultato sopra ogni cosa, bisogna vincere e per farlo ricerchiamo di conformarci a dei metodi comuni che la società ci impone, la sofferenza non è accettata, dobbiamo essere sempre forti e pronti a superare ogni difficoltà, il debole è scartato ed emarginato. Il fallimento non è contemplato e la stessa vittoria con le proprie capacità, senza scorciatoie fa paura, perché legittimerebbe gli altri a fare altrettanto. È qui che nasce il problema odierno, se noi non riusciamo ad affrontare le nostre paure non riusciremo neanche a liberare la nostra forza interiore.
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Ilaria Dalmonte, Mental Coach (di Primo Livello)
lilladelmonte@gmail.com